Nel weekend arriva Avatar, filmone hollywoodiano mozzafiato che pare destinato alla storia del cinema. Da quel che ho sentito, è la solita storia "è il bene che vince/è il male che perde" di verdoniana memoria, con un plot piuttosto scontato come sempre accade per le produzioni di oltreoceano. Certo, Cameron non è Besson, e le raffinatezze europee nel dipingere le contraddizioni interiori dei personaggi in America se le sognano.
Comunque, nessuno disdegna un po' di sana fantascienza spettacolare. E quel che c'è di interessante nella trama è che tutto parte da una guerra per le risorse, per una risorsa in particolare: l'unobtanium, che è un fantastico superconduttore per l'energia. (I più scientifici troveranno tutte le info tecniche qui). L'unobtanium è la chiave per le necessità energetiche terrestri del 22mo secolo, consentendo i viaggi interstellari, una risorsa indispensabile in un pianeta ormai al collasso per inquinamento, sovrappopolazione e guerre. Naturalmente, le compagnie terrestri senza scrupoli non esitano a massacrare il pacifico pianeta di Pandora per procurarsi l'unobtanium di cui è ricco. Da qui si dipana la storia.
Tutto ciò, almeno a noi, suona di già sentito. E a quanto pare anche al regista Cameron:
Il film è sull'imperialismo, nel senso che l'umanità ha sempre funzionato così: chi ha forza militare o tecnologica tende a sfruttare o distruggere chi è più debole, in genere per prendergli le risorse. Oggi siamo in un secolo in cui dovremo combattere sempre di più per sempre meno risorse. La popolazione non cala, il petrolio sta finendo, e non abbiamo un Piano B per l'energia, malgrado gli sforzi di Obama sulle energie alternative. Abbiamo avuto otto anni di lobby del petrolio a governare il Paese.
Insomma, pare chiaro cosa rappresenti l'unobtanium. Inoltre, sembra che il film veicoli anche altri messaggi, come l'importanza di mantenere in equilibrio gli ecosistemi, l'idea che i terrestri abbiano sprecato le loro risorse energetiche e che considerino un diritto procurarsene di nuove a qualsiasi costo. E il fatto che un simile messaggio venga divulgato urbi et orbi in tutto il globo attraverso un blockbuster è tutto sommato cosa positiva. Almeno, per quasi tutti.
C'è infatti chi, dopo averlo visto, ha avuto un periodo di depressione e persino pensieri suicidi, al pensiero di come siamo ridotti e di come invece si potrebbe vivere. Esiste già "L'Avatar Blues", racconta la CNN, causato dal disgusto per la razza umana e per il suo rapporto col pianeta visto come ormai morente. Americanate? Chissà. Se andrò a vederlo riferirò, anche se sulle catastrofi incombenti mi considero abbastanza vaccinata.
Penso però che mi sarebbe piaciuto andare a vedere un altro film. Un Avatar centrato sul delta del Niger e i suoi giacimenti ad esempio, invece che su Pandora. Con la gente nera invece che blu. Ma non credo che né Cameron né nessun altro avrebbero mai il coraggio di arrivare a tanto.
http://petrolio.blogosfere.it/2010/01/unobtanium-ed-altre-preziose-risorse.html
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