Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Il 6 gennaio è stato inaugurato il gasdotto Dauletabad-Sarakhs-Khangiran, che collega il Caspio settentrionale iraniano con i ricchi giacimenti turkmeni. L’Iran si rivolge sempre più a Cina e Russia non solo per vendere il proprio gas ma anche per creare impianti che trasportino la sua energia. Ma in questo modo Mosca e Pechino hanno la strada ancora più aperta per i ricchi giacimenti dell’Asia centrale, mentre Europa e Stati Uniti continuano le trattative senza realizzare oleodotti verso occidente.
Il nuovo gasdotto turkmeno-iraniano è lungo appena 182 chilometri e per ora si prevede porti “solo” 8 miliardi di metri cubi di gas turkmeno annui. Infatti Tehran importa buona parte del gas necessario per produrre energia elettrica e riscaldamento.
Ma l’impianto ha una capacità di 20 miliardi annui e, quindi, può servire anche per portare il gas iraniano verso oriente.
Soprattutto, l’impianto potrebbe essere prolungato attraverso il Turkmenistan fino alla sponda settentrionale del Mar Caspio e fino a collegarsi con il gasdotto che Russia e Cina discutono se costruire dalla russa Novorossiysk sul Mar Nero ad Alashankou sul confine tra Kazakistan e Cina.
Russia, Iran e Turkmenistan sono il 1°, 2° e 4° Paese con maggiori giacimenti di gas e la Cina ha un’insaziabile sete di energia ed è disposta a grandi investimenti. La Russia vuole rimanere la grande fornitrice di gas per l’Europa, per cui non vede come negativa la concorrenza cinese nell’Asia centrale e nel Caspio: Mosca ha qui già forti rapporti e impianti, e così l’energia della zona non si dirige in Europa. Inoltre la Russia finora ha mostrato di poter offrire al Turkmenistan un prezzo migliore della Cina: infatti Mosca usa poi l’energia dell’Asia centrale per il fabbisogno interno e vende in Europa il proprio gas, a prezzo molto maggiore.
A sua volta l’Iran è isolato dalle sanzioni occidentali, per cui sempre più si rivolge a oriente e alla Russia. Di recente sono aumentati i rapporti tra Iran e Turkmenistan, anche grazie all’intervento del presidente russo Dmitry Medvedev.
La situazione è complicata dall’aspirazione della Turchia di monopolizzare le vie dell’energia verso l’Europa. Cosa che porta Ankara a non voler privilegiare l’esistente gasdotto di 2.577 chilometri da Tabriz in Iran ad Ankara.
Questa serie di rapporti segna la fine della politica Usa per l’energia del Caspio, che avrebbe voluto aggirare la Russia, tenere fuori la Cina e isolare l’Iran. Al contrario Mosca cerca ora di rinsaldare i rapporti anche con l’Azebaigian, che l’Europa vede come fornitore essenziale per il progettato gasdotto Nabucco. Intanto a dicembre Iran e Azerbaigian hanno concordato la creazione dell’impianto Kazi-Magomed-Astara, lungo 1.400 chilometri, per portare il gas azerbagio in Iran.
Consapevole che altre vie si restringono, l’Europa spinge per realizzare l’impianto North Stream. Il progetto russo è stato approvato da Danimarca (a ottobre), Finlandia e Svezia (a novembre) e Germania (a dicembre) e si parla di iniziare i lavori a primavera 2010, per portare il gas dal porto russo di Vyborg a quello tedesco di Greifswald, per 1.220 chilometri sotto il Mar Baltico, rendendo obsoleta la precedente via attraverso Ucraina, Polonia e Bielorussia.
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