L’ultima seduta del Cipe di ieri avrebbe dovuto sbloccare le risorse per il famoso Piano per il Sud, ma tutto è stato rinviato. Il ministero dello sviluppo economico rimanda l’assegnazione dei finanziamenti per il centro nord. Perché in cassa non c’è un euro
L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. Il governo, sull’utilizzo del Fas (Fondo Aree sottoutilizzate, che in gran parte coincidono con il Mezzogiorno), uno strumento che deve finanziare le politiche regionali di sviluppo del sud e – in misura più limitata – del centro-nord non finisce mai di stupire. Dopo aver fatto, come è stato scritto qui qualche mese fa, il gioco delle tre carte, dopo aver dato l’illusione di essere pronto a varare un favoloso piano per il sud, di cui si son perse le tracce ecco l’ultimo gioco: la danza immobile.
IL SUD SCIPPATO – E’ una storia già raccontata, ma è bene ripeterla ed aggiornarla. Dal suo insediamento, il governo ha usato il Fas come un bancomat, finanziandoci di tutto e prosciugando così l’unica fonte finanziaria dedicata allo sviluppo regionale. Dai 63,3 miliardi di euro iniziali la dotazione del Fas è stata tagliata a 45 miliardi di euro: 18 per le amministrazioni centrali e 27 per le Regioni, più i residui 7,3 miliardi al Fondo Infrastrutture Strategiche (Fis). Per effetto di questi tagli e delle successive riassegnazioni, al Sud sono stati sottratti 12-13 miliardi di euro. Poi in estate è seguito il grande dibattito sul Piano per il Sud. Tante chiacchiere, la proposta del ministro Tremonti della banca, un regalo alla Sicilia e l’impegno – preso alla fine di ottobre – del ministro dello sviluppo economico Scajola di portare alla successiva riunione del Cipe i piani di Campania, Puglia, Calabria, Basilicata, Molise, Sardegna, Lazio e Veneto, bloccati da mesi. Invece, niente. La beffa finale proprio nell’ultima seduta del Cipe di ieri il 17 dicembre: niente approvazione dei piani delle regioni del Sud da finanziare con il Fas. Se ne riparlerà nel 2010.
IL CENTRO NORD PRESO IN GIRO – Se il Sud piange il Centro-nord non ride: anche le regioni del nord e del centro vengono da mesi prese per i fondelli dal governo. Sempre nella famigerata seduta del 6 marzo, oltre a scippare il Fas per il Sud, il Cipe ha fatto un’altra cosa: ha preso atto dei Programmi attuativi regionali per l’utilizzo del Fas 2007-2013 presentati da Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Bolzano. Ma con un “trucco”: il Cipe ha formulato alcune osservazioni “tecniche” sui documenti, che hanno di fatto rinviato l’emanazione del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che è l’atto che consentirebbe l’avvio concreto del Programma, con la messa a disposizione delle relative risorse. Le osservazioni tecniche sono secondo alti funzionari del Mise “una vera e propria “melina” tecnica, volta solo a giustificare lo stallo politico del rinvio dell’atto di trasferimento dei fondi dallo Stato alle Regioni”. Ma non è finita. Dopo la clamorosa rottura delle regioni con il governo nazionale (avvenuta anche a causa del blocco del Fas) e dopo l’accordo tra Berlusconi e le Regioni del 3 dicembre scorso, Scajola avrebbe dovuto emanare finalmente il famoso decreto ministeriale. Non lo ha ancora fatto, ma i tecnici del Mise che lo stanno scrivendo parlano di un decreto che “assegnerà le risorse alle diverse regioni, subordinando però gli atti di effettivo trasferimento dei fondi al momento in cui ci sarà la disponibilità delle risorse nel bilancio dello Stato”.
UN PROGRAMMA CHE NON PARTIRA’ MAI – Significa che le regioni, se vorranno, potranno anche iscrivere i fondi statali nei loro bilanci, ma non avranno un soldo “fino a che non ci sarà disponibilità delle risorse nel bilancio dello Stato”. Cosa che potrebbe avvenire tra 6 mesi, tra un anno, tra due. Chissà. Quindi, un programma ambizioso che vale 4 leggi finanziarie, che potrebbe dare una vera spinta al rilancio dell’economia o almeno dare un contributo a risolvere alcune carenze infrastrutturali che frenano lo sviluppo economico del sud e anche del centro nord, che ha una durata che parte nel 2007 e dovrebbe concludersi nel 2013 è fermo da due anni e lo sarà ancora a lungo. Perché non ci sono i soldi, e ormai il governo lo scrive anche nei suoi provvedimenti (tanto nessuno li legge). E le regioni italiane sono di nuovo sul piede di guerra. Vasco Errani, a nome di tutti i Presidenti, ha detto ieri: “Lo sblocco dei fondi per le aree sottoutilizzare è un punto ormai dirimente nei rapporti Stato-Regioni. E’ gravissimo che il Governo finora non abbia rispettato gli accordi presi per il via libera da parte del Cipe dei piani regionali.” Nel frattempo, si spostano i soldi, si fanno Delibere Cipe, si creano Fondi nazionali come il Fondo sociale per l’occupazione e la formazione (Ministero del lavoro, salute e politiche sociali), il Fondo infrastrutture (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) e il Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale (Presidenza del Consiglio dei Ministri). Chimaimola pure danza immobile, ma si tratta semplicemente di una colossale presa in giro per tutta l’Italia, da nord a sud.
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