3 dicembre 2009 (MoviSol) - Quella che viene chiamata la "crisi di Dubai" è in realtà il crollo del sistema monetario globale centrato a Londra. Lungi dall'essere un luogo periferico, Dubai svolge un ruolo chiave nell'organizzazione di riciclaggio dei proventi criminali dell'impero.
La cosiddetta crisi è diventata ufficiale il 25 novembre, quando Dubai World, l'azienda della famiglia reale dell'Emirato, ha chiesto una moratoria sui debiti di sei mesi. Dubai World ha circa 60 miliardi di dollari di debiti, la metà dei quali verso le banche europee. L'annuncio ha ovviamente provocato una frana nei mercati azionari di tutto il mondo, colpendo particolarmente i titoli bancari.
I debiti di Dubai World hanno finanziato una delle fantasie più bizzarre dell'attuale bisca finanziaria: trasformare il Dubai in un centro ricreativo internazionale creando isole artificiali, centri commerciali, hotel di lusso e torri vertiginose piene di ogni amenità, tranne che il buon gusto. Il sistema è sembrato funzionare per un po', ma poi il sistema finanziario è scoppiato, e i valori immobiliari sono crollati del 50%.
Ma l'ammontare del debito e dei valori immobiliari è quasi triviale, paragonato ai flussi di denaro sotterranei che formano l'economia di Dubai. Questo piccolo emirato è il centro del mercato nero dell'impero, la capitale finanziaria del flusso di denaro sporco della droga e di altre attività illecite. Dubai oggi svolge un ruolo simile a quello di Hong Kong all'inizio dell'Impero Britannico, e ospita nei suoi grattacieli i più potenti narcotrafficanti, tra cui i signori della droga dell'Afghanistan. Questo è il segreto della sua fortuna come centro finanziario.
Dubai è gestito completamente da Londra, costruito con soldi della City e da imprese di costruzione del Regno Unito. La maggior parte degli enti governativi ha un membro della famiglia reale come titolare, e un suddito britannico come vice e vero manager. Non dovrebbe sorprendere che lo sceicco Mohammed, il sovrano di Dubai, si è recato a Londra per incontrare la Regina Elisabetta, il Primo ministro Gordon Brown e altri dignitari della City nei giorni immediatamente precedenti all'annuncio di moratoria. Come ha poi dichiarato lo stesso sceicco, la cosa è stata "accuratamente pianificata in anticipo".
LaRouche: il fatto cruciale nel caso di Dubai
3 dicembre 2009 (MoviSol) - In un articolo intitolato "La crisi finanziaria europea di Dubai: l'orrore di Copenhagen", Lyndon LaRouche ha ammonito a non ignorare "il fatto cruciale nel caso di Dubai", perdendosi negli aspetti "decorativi" della crisi. È cruciale, ha scritto LaRouche, la reazione della monarchia britannica a questo nuovo sviluppo nel contesto della crisi da collasso mondiale.
"La monarchia britannica sta reagendo istericamente e stupidamente, anche se con cattiveria, al fatto essenziale della crisi di Dubai. Essenzialmente, l'attuale sistema monetario mondiale è nel processo né di una semplice recessione, né di una depressione, ma di una crisi da collasso di un tipo che non ha precedenti nella storia europea se non risalendo al quattordicesimo secolo".
"L'effetto politico di ciò che attualmente appare come la 'crisi di Dubai' che investe l'Europa occidentale, è affiorato in contemporanea con una crisi politica in Germania [le vicende attorno alle dimissioni dell'ex ministro della Difesa, ndr.]. Una successiva riflessione ha mostrato che non solo tutta l'Europa occidentale era immediatamente coinvolta, e ha subito gravi contraccolpi dalla minaccia di bancarotta degli interessi finanziari infestati dalla droga di Dubai e dell'Afghanistan. Il ruolo della Germania come terzo attore sulla scena della guerra anglo-americana in Afghanistan ha dato i segni premonitori di ciò che stava per scoppiare politicamente ed economicamente; la Regina britannica, come di prammatica, è stata preparata in anticipo".
"Ora, diamo uno sguardo sotto le lenzuola e i burka della stessa crisi centrata sul Dubai del traffico di droga. Lo sviluppo odierno punta a ciò che deve essere considerato seriamente come potenziale detonatore di un collasso monetario a catena, non solo dell'Europa occidentale ma coinvolgente sia gli interessi finanziari di Wall Street sia la stessa amministrazione Obama".
"Attualmente – spiega LaRouche – la traccia migliore da seguire per un'inchiesta sulla fase della crisi scatenata dal Dubai, è capire il parallelo globale della situazione attuale con la Germania del 1923, il che significa concentrarsi sulla cosiddetta crisi dei 'salvataggi' centrata sia sul Regno Unito che negli Usa, una crisi che continua dal settembre 2007 e che ora ha raggiunto il punto di una minaccia di collasso generale, alimentata da Obama, dello stesso sistema finanziario-monetario USA".
La crisi può essere ribaltata solo con politiche che permettano un aumento nel livello standard della densità del flusso energetico nelle tecnologie produttive applicate, ma anche nelle nuove tecnologie che dovranno più che compensare l'esaurimento delle risorse provocato da un modo fisso di tecnologia. Ecco perché deve essere fermato l'"orrore di Copenhagen", la "mobilitazione per l'omicidio di massa in tutto il pianeta" dietro il pretesto della cosiddetta "riduzione delle emissioni". Lo "schema di Copenhagen" non è solo malvagio, ma è anche stupido. "Gli effetti del tentativo di applicarlo porterà alla rovina lo stesso impero britannico del principe Filippo".
http://www.movisol.org/index.htm
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