Come ampiamente sintetizzato nei post degli ultimi giorni, le vie di fuga dalla situazione che ci stava travolgendo erano due: quella di lasciar saltare il più ordinatamente possibile chi non ce la faceva più, oppure quella di monetizzare il debito e provvedere ad un nuovo, ennesimo, bailout.
Si è scelto di monetizzare, e di spostare più in alto ancora l’asticella: l’insolvenza dei debitori sub-prime si è trasformata in debito da crisi per le banche, salvate dagli Stati; i più deboli di questi si sono ritrovati con livelli di debito da crisi, e sono stati salvati dal Fondo Monetario Internazionale e altri enti sovranazionali.
Mancando la possibilità di rivolgersi al fondo intergalattico di Alpha Centauri (che tra l’altro -garantisco io- risponderebbe con una pernacchia) il tutto tornerà all’unico soggetto che potrà compensare il montante debito: l’essere umano.
Ci vorrà ancora qualche tempo, durante il quale la percezione che il rischio premia sempre dovrebbe prevalere. C’è sempre ‘qualcuno’ che ci pensa, che ti salva. Durante questo periodo i blog di chi avvisa dei rischi di questo atteggiamento saranno ricoperti di etichette da “allarmisti” “catastrofisti” “disfattisti”. Vorrei sentire il TG stasera dire che la Borsa è volata oggi per operazioni speculative… ma qualcosa mi fa dubitare che succederà, a vantaggio di rassicuranti descrizioni sulla bontà e l’efficacia del piano di risanamento che ha “convinto” il mercato. Guai a parlare di ricoperture, short squeeze, ecc…
Stultus est dicere putabam. E’ da sciocchi dire “pensavo che…” : il conto continua ad essere spostato, rimandato, ribaltato e gonfiato. Ma se il debito creato è figlio di un livello di vita al di sopra delle possibilità, l’unica via per femare la spirale del debito crescente è abbassare il tenore di vita. Volontariamente. Oppure, forzatamente, il mercato ci costringerà a farlo. Tutto è più semplice se viene imposto, è forse questa la questione?
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