Tre italie, catalisi unica

Si commentano i risultati delle elezioni amministrative. C’è chi ha perso e chi ha vinto. Viene ridiscussa la geografia politica della penisola. Mentre passano quasi in secondo piano i dati drammatici sull’incremento della cassa integrazione (1) più che raddoppiata in un anno. Significanti che sì la crisi è “alle spalle”. Solo che stiamo correndo forsennatamente “all’indietro”! Vediamo dunque qual è la VERA GEOPOLITICA dell’italia. Le regioni possono essere grossomodo distribuite in TRE CLASSI. Regioni a BASSO ASSISTENZIALISMO e POCHI DIPENDENTI STATALI. Sono fondamentalmente Lombardia, Veneto e Piemonte. Rientrerebbero anche Trentino - Sud Tirolo e Friuli V. G. se non fossero a statuto speciale con annessi e connessi. Regioni con BASSO ASSISTENZIALISMO e MOLTI DIPENDENTI PUBBLICI. Sono le “regioni rosse” e centrali. Liguria e Toscana, con Marche, Emilia R. e Umbria. Più Lazio e Abruzzo. Infine un terzo gruppo, ad ALTO ASSISTENZIALISMO e MOLTI STATALI. Sono sostanzialmente le regioni del Sud e isole. Tralascio dal computo V. D’Aosta e Molise perché regioni minuscole che pesano poco sul bilancio generale. Riconosco questa suddivisione è un poco semplicistica ma può rendere l’idea. Detto questo, come cambia la geografia sociale dell'italia terminale, investita dalla crisi globale? Balza all’occhio che sotto forma di cassa integrazione, ordinaria e speciale, mobilità, sussidi di disoccupazione l’ASSISTENZIALISMO SI ESTENDE AL CENTRO NORD. Fenomeno ancora più appariscente dal punto di vista di “status” considerando che di contrappunto le industrie in difficoltà interrompono i versamenti previdenziali e il trasferimento ai fondi pensione o INPS del TFR SCIPPATO ai lavoratori dalla riforma Prodi. Assistiamo a una “sudificazione” del Centro (“molti dipendenti statali e tanto assistenzialismo”) (2) facente da traino negativo anche per le altre regioni più industrializzate dello stato. I denari versati come oneri sociali dalle imprese settentrionali, forse per la prima volta dai tempi del “boom economico”, finiscono per ritornare in loco sotto forma di sussidi anche su media scala. La crisi occupazionale ci mostra un lato insospettabilmente “federalistico” della situazione. Qui veniamo al “nocciolo” della questione, il “nodo gordiano” non scioglibile. Il meccanismo di “unità nazionale” ha sempre funzionato, e può solo operare, unicamente attraverso un gigantesco e inamovibile trasferimento di risorse da Nord a Sud. Il tutto con la cruciale “mediazione” del centralismo romano. “Cruciale” perché è solo attraverso il controllo accentrato e sistematico delle entrate fiscali che Roma mantiene il suo ruolo “capitale”. Tale condizione è strutturalmente immodificabile. Chi non lavora deve comandare, altrimenti l’Urbe perderebbe gran parte dell'influenza sul resto della penisola. Perciò è ASSOLUTAMENTE IMPENSABILE che si realizzi un vero federalismo fiscale, anche minimale. Ne abbiamo immediata controprova attraverso la solita questione del disavanzo sanitario sempre circoscritto ad alcune regioni. Anche nel 2009 il deficit sanitario, stabile sul 2008, è attribuito in massima parte al Meridione con il Lazio da solo ad avere ben 1,3 MILIARDI di euro di passivo (3). Il nuovo “patto per la salute” imporrebbe addizionali su Irpef e Irap destinate a salire drasticamente per le regioni inadempienti nei conti. Ma chiaro che ciò è IMPOSSIBILE. I cittadini laziali e campani, per esempio, non accetteranno mai un incremento bestiale delle imposte per compensare l’inettitudine, il pressapochismo, la disonestà dei politici pure scelti da loro. Del resto, come biasimarli? Costretti a pagare maggiori gabelle per dei servizi di cui non usufruiscono dovendo “emigrare” al Nord per le cure sanitarie. La totale deresponsabilizzazione della spesa, lo spreco come attitudine, il ladrocinio istituzionalizzato sempre impunito sono la quinta essenza della pubblica amministrazione dal Tevere in giù. Sino dall’unità. Basti ricordare lo scandalo della “banca romana”. Il “patto per la salute” è destinato a fallire e saranno ancora una volta le regioni padane a sobbarcarsi gli ammanchi generati altrove. All’ombra di una retorica para-keynesiana dello “fare scavare buche per poi ricoprirle” tanto per sostenere la “domanda aggregata”, l’assistenzialismo ha intagliato una distorsione irreparabile nei flussi contabili. In forma d’ipertrofici organici delle amministrazioni locali, giusto pensiamo alle folle di forestali calabresi e siciliani. O allo pseudo impiego nei Lavori Socialmente Utili nonchè le truffe dei falsi braccianti (4), i finanziamenti “a pioggia” che hanno solo diffuso malcostumi ora difficilmente estirpabili. Per questo le cose non possono andare avanti a lungo. “Contro natura” un Nord assistito per un “moto retrogrado” dei trasferimenti. Appena esaurita la tornata elettorale amministrativa con lo svolgimento dei ballottaggi per comuni e province partiranno le “riforme”. Quella più ravvicinata, imposta dall’evoluzione economica, sarà la revisione di svariate forme di assistenza nel SETTORE PRIVATO presente principalmente nelle regioni padane e centrali. Tenteranno di ridurre la durata della cassa integrazione, diradare i sussidi di disoccupazione, decurtare le pensioni di anzianità dei lavoratori che hanno effettivamente versato contributi che stanno in larghissima maggioranza in tre o quattro regioni. Con il consenso in parte esplicito dei sindacati di stato la cui priorità sembra essere da anni “concertare” la dilapidazione delle conquiste sindacali. I dipendenti pubblici meno possono essere scalfiti perché essi rappresentano i “pasdaran” dell’unità nazionale. Di “stanza” permanente ed effettiva nelle scuole, nelle caserme, in uffici postali e tributari e in ogni menadro statuale. Costituendo i “puntelli” che sempre più difficoltosamente sorreggono un gigante dai piedi d’argilla, lo stato-zombie. Nessuno di nessuno toccherà, almeno per ora, le grasse retribuzioni di magistrati, ministeriali, boiardi di stato, prefetti e questori, di “garanti” a capo di dispendiose e inutilissime “authority”. Ed è per questo motivo che probabilmente hanno fatto vincere la Lega Nord. Sperano persuadere gli operai padani a privarsi di tutto il privabile, di ogni elementare diritto, in cambio di ipotetiche “riforme” di la da venire. Fui facile profeta quando predissi che l’IRAP non sarebbe stata abbassata, tantomeno eliminata. Sicché in sostanza ogni imposizione fiscale “regionalizzata” è concepita per fare pagare più tasse dove già la pressione fiscale è intollerabilmente alta. Nulla muta “sua sponte”. Le piccole e medie imprese padane cadono una ad una (5) come soldati sul campo di una battaglia persa in partenza. Le industrie grandi, se ne hanno la forza, delocalizzano a piè sospinto impoverendo il tessuto produttivo nostrano, depauperando un “know how” accumulato in decenni, secoli perfino. Con la catalisi ineluttabile di una sciagura ferale, catartica, purificatrice. Infine liberatoria. A semplice coronamento di 150 anni di patetiche menzogne, di trucchetti contabili, guerre condotte con scarponi di cartone e gavette di ghiaccio, di giri di valzer con la “mafia”. Onde certificare un’unificazione che si è rivelata un fiasco colossale, assoluto, incontrovertibile, indiscutibilmente “made in italy”. F. Maurizio Blondet 1 ) http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/businessNews/idITMIE6310K420100402 2 ) http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/notiziari/rassegna_stampa/quotidiani_periodici/visualizza_asset.html_174812730.html http://cislmarche.it/documenti/studi-e-ricerche/cassa-integrazione-record-anche-nelle-marche/ 3 ) http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=592539&KeyW= 4 ) http://www.agi.it/napoli/notizie/201004010922-cro-rt10010-truffe_falsi_braccianti_agricoli_397_denunce_tra_napoli_e_caserta 5 ) http://www.giornaledibrescia.it/pagine-settimanali/2.1624/fallimenti-l-impennata-dei-primi-tre-mesi-1.265979

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