Non c'è niente da fare. Orfani di una eredità gigantesca, che abbiamo dissipato in gozzovigliamenti vari nel giro di una manciata di generazioni, ci continuiamo ad affannare alla ricerca della soluzione UNICA alla crisi energetica che ormai, come il riscaldamento globale, sono in pochi a negare.
Ecco quindi che qualcuno ha preso alla lettera certi calcoli, che mostravano come un quadrato di un paio di centinaia di km di lato nel mezzo del deserto del Sahara sarebbe stato in grado di fornirci tutta l'energia di cui avevamo bisogno ed è partito con un progetto che DAVVERO si propone di fornire una importante percentuale dell'energia elettrica per la vecchia Europa a partire da un gigantesco impianto solare Sahariano. Il Progetto, il suo nome è Desertec è gigantesco e trovarete in questo articolo di Der Spiegel un'ampia presentazione ( in inglese).
Sinceramente, mi perdonerete, non voglio nemmeno entrare nei dettagli.
Non c'è infatti bisogno di concepire un impianto da decine di GW, basterebbe molto meno.
Basterebbe cominciare a studiare le reti affinchè siano in grado di distribuire in modo intelligente l'energia, molto di più di quanto possano fare ora.
Ci vuole tempo impegno e strategia.
Basterebbe pensare ad aumentare i piccoli bacini irrigui, stabilendo degli standard di realizzazione, in mdo da velocizzarne la realizzazione e l'iter autorizzativo, in modo che siano posti in tandem e possano fare da "volano" di produzione elettrica, questo essendo già una cosa competitiva oggi, anche se solo pochi lo sanno.
Il resto lo farà il costo dell'energia, rapidamente crescente, via via che il prezzo del petrolio tornerà a salire e con lui quello del gas e quello del carbone.
Saranno le mille iniziative private che potranno creare quella resilienza, necessaria alla sopravvivenza del sistema, che attualmente i mega impianti non possono dare. Immaginate quel mega impianto nel mezzo del deserto durante un probabile momento di tensione tra Nord e Sud del mondo e capirete che non sarebbe molto sensato concentrare una percentuale cosi grande della produzione di energia elettrica in un unico posto. Meglio, molto meglio, pensare di trasferire la "tecnologia" ( si tratta di un know-how di certo non eccessivamente rivoluzionario che dovremmo poter cedere con una certa serenità)ai paesi interessati ed aiutarli a realizzare una rete che colleghi le sparse comunità, che diverrebbero ciascuna un centro produttivo. Siccome questo è abbastanza evidente anche ad osservatori superficiali ed occasionali come noi, credo che questo ed altri megaprogetti, in ultima analisi siano in perenne caccia agli investimenti, mentre cercano di essere competitivi, in termini di costi con il nucleare e con il gas.
E' una fatica futile a mio avviso. Sarebbe come cercare di dimostrare che esiste un modo piu' comodo di ottenere liquidità che andare in banca a prelevarla dal conto corrente della ricca eredità che lo zio d'amercia ha avuto la bontà di lasciarci.
Le future fonti di approvvigionamento energetiche saranno TUTTE quelle che riusciremo a preseguire e che saranno ancora disponibili fra trenta o quaranta anni a cifre ragionevoli. Petrolio gas carbone E nucleare non lo saranno.
Cosi come è un esercizio futile cercare di portare le ferrovie in pareggio, in qualunque realtà economica, allo stesso modo è futile pretendere un pareggio economico brutale tra energie rinnovabili e non rinnovabili.
Per il semplice motivo che, ad esempio, nel conto di queste ultime andrebbero messe le guerre, i disastri ecologici, i cambiamenti climatici, senza contare lo sviluppo e l'estendersi del nostro nefasto stile di vita a tutto l'orbe terraqueo.
Non servono i mega progetti. Specialmente se il lro unico vero scopo è quello di dimostrarne la competitività economica a tutit i costi.
Serve la consapevolezza della posta in gioco, diffusa ad ogni livello. A quel punto i progetti e le cose da fare, ad ogni possibile e concepibile livello, non mancheranno.
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