December 2nd, 2009 - “Marchionne: A Termini Imerese, basta auto”, La Stampa. Novembre non ha decisamente portato fortuna al ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola. Che è stato involontario protagonista di uno storico uno-due. Uno: il 23 novembre è partito per il Dubai. E - a un giornalista di AdnKronos - ha dichiarato con orgoglio che “l’Italia” era “il primo Paese espositore, con ben 400 imprese, alla Fiera del settore edilizia e costruzioni ‘Big Five’, che visiterò domani a Dubai“. E ha aggiunto sicuro che proprio lì, a Dubai e negli Emirati arabi, c’erano “ancora grandi prospettive di sviluppo nei settori delle infrastrutture, dei trasporti, dell’aeronautica”. Il 26 novembre - sfortunatamente - il Dubai, de facto, ha fatto un mezzo default. Due: il 24 novembre - dal Dubai - sempre il loquacissimo ministro ha detto, con più forza e più brio che pria, che almeno una cosa, per quel che riguardave il futuro del Belpaese, era certa: “E’ folle far morire” gli stabilimenti che la Fiat ha in Sicilia, a Termini Imerese. E infatti ieri - dopo aver incontrato Scajola - l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ci ha tenuto a mettere in chiaro che dal 2011 a Termini Imerese non si produrrà più manco mezza macchina. Le auto che prima si facevano in Sicilia (le Lancia Y), ora si faranno in Polonia. Cose che capitano. In attesa di nuove esternazioni del ministro, pare che Confindustria e sindacati abbiano comprato uno stock di amuleti.
- “Brembo più forte in Cina, a Nanchino il polo integrato”, Il Giornale. Fiat - che oltre allo stabilimento in Polonia, ne ha uno nuovo di zecca in Croazia - non è però l’unica grande azienda meccanica tricolore a puntare decisamente verso in Est, in questo fine 2009. Anzi. Brembo - l’azienda guidata dal vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei; leader nella produzione di freni - ha appena annunciato investimenti in Cina per poco meno di 50 milioni di euro. Non proprio bruscolini. Che però, secondo l’azienda, saranno spesi bene. E infatti: Brembo - che quest’anno in Italia è ricorsa massicciamente alla cassa integrazione - spenderà quasi 30 milioni di euro per aprire uno stabilimento nuovo di zecca a Nanchino. Ed altri 20 milioni di euro per potenziare altri vecchi impianti sempre in Cina. Ma con l’obiettivo di triplicare la sua produzione. E con una ragione ben precisa: da quest’anno, Pechino - come ricorda “il Giornale” - dovrebbe diventare il primo mercato di auto. Al mondo.
- “Quell’ingegnere globe trotter e creativo“, Il Sole 24 ore. Tempi duri, insomma, per operai e ingegneri meccanici nostrani. E non solo. Anche l’edilizia - causa crisi sta battendo - la fiacca. E in futuro - soprattutto per gli ingegneri civili - potrebbe pure andare peggio. O per lo meno: questo è il parere di un ingegnere-star italiano, Carlo Ratti. Che - dall’altro della sua cattedra al Mit di Boston - ha sentenziato che chi ancora si dedica ai calcoli per far stare in piedi le case “non ha futuro”. Perchè? Perchè oggi ci sono computer che fanno benissimo il lavoro che prima facevanno un esercito di professionisti in giacca e cravatta. E perchè ci sono Paesi come la Cina - sì, ancora lei - che “nei prossimi dieci anni” - non dieci secoli, dieci anni - “sarà capace di laureare un numero di professionisti dieci volte superiore a quello degli Stati Uniti”. Ma che costeranno molto meno di colleghi di Usa e Europa. E allora? E allora, secondo Ratti, gli ingegneri italioti dovranno sforzarsi di diventare “creativi”. Come lui che ha progettato e esposto all’Expo di Saragoza una meravigliosa struttura con muri ad acqua. Utilissima. Già. Un po’ come le piste da sci nel deserto di Dubai. Comunque: convinto l’ingegnere-star, convinti tutti, no?
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